TORINO, LA CURA JURIC COMINCIA A DARE I SUOI FRUTTI

Dopo la squillante vittoria casalinga contro la Fiorentina per 4 a 0, il Toro di Juric vince anche a Genova contro la Sampdoria per 2 a 1. Al gol di Caputo i granata hanno risposto con la rete di Singo e poi sono andati in vantaggio definitivamente con Praet. Una vittoria che porta il Toro a sistemarsi in un’ottima posizione di classifica, tenuto conto che deve ancora recuperare la partita contro l’Atalanta che è sub iudice. Raggiante di soddisfazione è Ivan Juric, il quale avvicinato nel post partita dai microfoni di Dazn dice: «Una partita in cui abbiamo giocato, corso, pressato alto e abbiamo fatto più tiri in porta degli avversari. Sarebbe stato davvero un peccato non vincere. E’ un di tempo che vedo crescere il Toro in allenamento e poi anche in partita. C’è un gruppo di ragazzi che formano una squadra compatta». E in effetti questo Toro gioca bene, attacca la profondità, sbaglia pochissimi passaggi e riesce a imporre il proprio gioco contro gli avversari. Non è poco, visto il recente passato in cui i granata avevano palesato la perdita di autostima, poche idee di calcio corale con conseguente mancanza di forza fisica. Tutte cose che Juric ha saputo individuare fin dal primo giorno che è entrato a far parte della casa granata. Questo allenatore ha lavorato e sta lavorando molto sul fisico e sulla testa dei suoi giocatori, motivandoli durante gli allenamenti settimanali che sono poi l’anticamera di ciò che vediamo in partita durante il fine settimana. Adesso è indispensabile centrare la continuità, ma alla luce di quanto il Toro sta facendo vedere soprattutto dall’inizio del nuovo anno, fa ben sperare che quel vento contrario che penalizzava il Toro di qualche tempo fa, adesso stia cambiando con dati di fatto che si sintetizzano in un gioco di squadra corale, senza personalismi inutili nell’ostinarsi a portar palla, ma sveltire il gioco con massimo due tocchi, sviluppando la manovra con semplicità e senza evanescenti giocate di fino che non producono nulla. E’ il credo di Juric, un tecnico che predilige la sostanza all’evaporante forzatura di spettacolarità che poi non porta a nulla. Dunque, quello che vediamo noi è un Toro attento a non sbagliare in fase di interdizione, ma che si distingue anche per un’insieme di passaggi tra centrocampo e attacco che portano la squadra a restare alti, rifiutando l’atteggiamento di abbassarsi per contenere l’avversario. Certo, dal punto di vista tattico questo atteggiamento nel corso della partita ci può stare, tuttavia, non è nelle caratteristiche di questa squadra optare per la difesa, ma è essenziale alzare il proprio baricentro quanto basta per tenere alta la squadra e inserirsi tra le linee. Ottimo il gioco sugli esterni, che produce la possibilità di andare facilmente al cross in area per l’inserimento dei centrocampisti. Dunque è un Toro che promette bene e siamo sicuri che se i giocatori continueranno a seguire il proprio tecnico, si potrà finalmente trovare quella continuità di gioco e risultati da troppo tempo inseguiti.

Salvino Cavallaro

Già, 15/01/2022. Un articolo pieno di speranza granata, scritto a mia firma, che era stato pubblicato on line da Il Calcio 24. E oggi? E oggi pur nello stesso anno ma nel campionato di serie A – 2022 – ’23, tante cose sono cambiate. Stesso presidente Cairo, stesso allenatore Juric, ma con una squadra che è stata privata dei suoi giocatori migliori. Via Bremer (Juventus), via Belotti (Roma), via Pobega (Milan) è come avere tolto a questa squadra granata le radici dalle quali far proliferare la speranza di una crescita progressiva. E così? Così si torna sempre indietro e si resta impegolati nell’anonimato pallonaro, nonostante Juric fosse convinto di portare questa squadra e questa società ai livelli che la sua storia gli compete. Ennesima delusione dei tifosi del Toro che, a dire il vero, ormai hanno fatto la corazza e malinconicamente incassano ogni delusione derivante da un mercato sparagnino, da una gestione avara, da una mentalità tirata a risparmiare e a speculare sulle plusvalenze. E questo sarebbe gestire una squadra di calcio? Sì, di calcio, che non è come gestire una televisione o un’azienda di editoria. Il pallone è un’altra cosa perché ci vogliono competenze specifiche di settore che Cairo non ha e neanche le pretende da chi sta attorno a lui, visto che è lo stesso presidente che detta il da farsi su ogni cosa, su tutto ciò riguarda la sua proprietà. E così il Toro va in tilt ogni anno di più, anche con un allenatore come Juric che si è guadagnato la simpatia della curva Maratona e della gran parte dei tifosi granata. Ma, si sa, l’allenatore anche se bravo nell’impostare mentalità e gioco della sua squadra, non può fare di più di quanto gli consentono i giocatori, se questi, nella loro globalità, hanno dei grossi limiti tecnici e risultano non di livello per competere con le grandi del campionato, posizionarsi in alto alla classifica ed entrare a far parte del calcio europeo. Sono i grossi limiti del Torino che Cairo, nonostante le apparenze, sa di costruire ogni anno una squadra da metà classifica, in una posizione che è insipida, non sa di nulla. E così Juric, avendo capito in ritardo in quale realtà è capitato, probabilmente smetterà la sua collaborazione con il Toro con un anno di anticipo rispetto a quanto stabilito sul contratto. E non è certo il 4 a 0 inflitto al Cittadella nella partita di Coppa Italia che dà al Toro vitalità per una risalita in campionato. La squadra è questa, non ci si illuda. A meno che Cairo, con l’avvento del mercato invernale capisca che è ora di fare le cose perbene, mettere le mani in tasca e sborsare quanto serve per innalzare le sorti del Toro. Ma dove lo danno questo film che lo andiamo subito a vedere?

Salvino Cavallaro

       

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